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Tags: Galassie Rubin-LSST Tecnologia
Posted by: Staff
Date: Giu 20, 2025
23 giugno: primo sguardo sull’universo del Vera C. Rubin Observatory

Per la prima volta, il grande osservatorio astronomico internazionale, intitolato alla scienziata statunitense Vera Rubin pioniera nello studio della rotazione delle galassie, mostrerà al mondo il suo “primo sguardo sull’universo”, segnando l’avvio ufficiale del programma osservativo LSST (Legacy Survey of Space and Time).
Per celebrare questo momento storico per l’astrofisica mondiale, l’Istituto Nazionale di Astrofisica organizza lunedì 23 giugno un Watch Party nazionale e una conferenza stampa a Palermo, presso la Sala Piersanti Mattarella nel Palazzo dei Normanni, con un collegamento in diretta dagli Stati Uniti, interventi di esperti INAF, proiezioni, momenti divulgativi e approfondimenti scientifici.
L’evento, aperto principalmente alla stampa, alle autorità e ai ricercatori, sarà trasmesso in diretta streaming su Media Inaf e sarà un’occasione unica per vivere da vicino l’emozione del primo sguardo del Vera Rubin Observatory sull’universo, con collegamenti in diretta, proiezioni, incontri con esperti, e contenuti dedicati. Vai alla notizia INAF
Grazie a una tecnologia senza precedenti, il Vera Rubin Observatory in Cile osserverà il cielo australe in modo continuo, raccogliendo una quantità di dati mai vista prima. Le sue osservazioni ci aiuteranno a capire meglio la materia e l’energia oscura, a studiare l’evoluzione delle galassie, a monitorare oggetti vicini alla Terra e a rilevare sorgenti astronomiche variabili e in formazione.
L’Istituto Nazionale di Astrofisica partecipa attivamente al progetto Rubin-LSST e ricopre ruoli di leadership nei team delle collaborazioni scientifiche internazionali. Fondamentale è il contributo della comunità scientifica nazionale, coordinata dall’INAF, che ha svolto un ruolo chiave nella definizione della strategia osservativa di LSST: il telescopio, infatti, raccoglierà, ogni notte per i prossimi 10 anni, circa 20 terabyte di dati attraverso la Legacy Survey of Space and Time, fornendo una mappatura continua del cielo australe. La strategia di osservazione è stata attentamente ottimizzata per soddisfare al meglio le esigenze dei diversi casi scientifici, garantendo così un uso efficace e mirato dei dati raccolti.
L’INAF OA-Abruzzo partecipa al Rubin-LSST con un progetto internazionale guidato da Michele Cantiello, primo ricercatore all’Osservatorio, dal titolo “Misurazione delle fluttuazioni di luminosità superficiale sui dati LSST”, che include scienziati di istituti italiani ed internazionali. Il gruppo contribuisce allo sviluppo di software gestibile nell’area generale dell’analisi e dell’esplorazione della scienza con i dati Rubin-LSST, con particolare attenzione alla misurazione delle fluttuazioni di luminosità superficiale (SBF), che rappresentano uno tra i metodi per misurare la distanza delle galassie più accurati e precisi a disposizione degli astrofisici. Negli ultimi due decenni, il team dell’INAF è stato molto attivo nella scienza delle distanze extragalattiche misurate con le SBF, grazie allo sviluppo di una procedura unica ed originale per derivare l’ampiezza del segnale SBF in galassie con diverse morfologie e luminosità. Il team collabora con i gruppi internazionali di Rubin-LSST per identificare al meglio le attività di sviluppo del software, in particolare lavora all’automatizzazione delle procedure di analisi e di misura delle magnitudini SBF, caratteristica indispensabile per processare la grande mole di dati (potenzialmente qualsiasi galassia entro ~70 Mpc) che Rubin-LSST invierà nel prossimo decennio.
Oltre a Cantiello, il team dell’osservatorio è composto dai giovani ricercatori Gabriele Riccio e Rebecca Habas, che guidano lo sviluppo software per l’automatizzazione delle procedure di misura del segnale SBF, dai ricercatori senior Matteo Canzari nel ruolo di computer scientist e Gabriella Raimondo per la modellistica delle popolazioni stellari nello studio delle SBF.
Immagine di copertina: Foto al crepuscolo dell’Osservatorio Rubin scattata nell’aprile 2021. Crediti: Rubin Obs./NSF/AURA
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