Apr 24

La galassia Sigaro si accende con un mega brillamento

Il 15 novembre scorso un gruppo di ricercatrici e ricercatori guidati dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) ha individuato l’improvvisa esplosione di un oggetto molto raro: per solo un decimo di secondo, un rapido lampo di raggi gamma è apparso dalla direzione di una galassia luminosa vicino alla nostra. La scoperta è stata possibile grazie ai dati del satellite Integral (International Gamma-Ray Astrophysics Laboratory) dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), costruito con il contributo dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), responsabile del telescopio principale IBIS.

Sezione di cielo osservata dal rilevatore di raggi gamma sul satellite INTEGRAL. Il riquadro centrale mostra i dati a raggi X della galassia M82; il riquadro in alto a destra mostra un’osservazione in luce visibile. Il cerchio blu nei due riquadri indica la posizione corrispondente al brillamento gigante. Crediti: ESA/Integral, ESA/XMM-Newton, INAF/TNG, M.Rigoselli

Il team di scienziati ha rivelato la presenza di un brillamento gigante (giant flare, in inglese) generato da una magnetar nella galassia Sigaro (conosciuta anche con le sigle M82 o NGC 3034), uno degli oggetti celesti più affascinanti che costellano il cielo. GRB231115A (questo il suo nome scientifico) è il primo giant flare generato da una magnetar in una galassia che non appartiene al Gruppo Locale.

Le magnetar sono una particolare classe di stelle di neutroni (resti stellari super-densi delle esplosioni di supernove). Sono, come evoca il nome, i magneti più potenti dell’universo noti per emettere brevi esplosioni di raggi gamma, che in genere durano meno di un secondo ma sono miliardi di volte più luminose del Sole. Le magnetar possono produrre brillamenti giganti, cioè brevi esplosioni durante le quali possono emettere in meno di un secondo l’energia che il Sole irradia in un milione di anni. Tuttavia individuarle è davvero arduo: sono eventi estremamente rari, tanto che ne sono stati osservati solo tre in 50 anni: due nella nostra Galassia e uno nella Grande Nube di Magellano.

L’articolo relativo alla scoperta, pubblicato oggi sulla rivista Nature (vai all’articolo), si basa anche su dati raccolti dal telescopio Schmidt di Campo Imperatore e Francesca Onori, Leonardo Tartaglia e Fiore De Luise, ricercatori dell’INAF-OA d’Abruzzo, sono tra gli autori della pubblicazione.

Commenta Francesca Onori: “I recenti risultati prodotti dalle osservazioni del transiente GRB23115A, oltre ad essere una scoperta entusiasmante, sono il perfetto esempio di quello che si può ottenere dalla coordinazione e collaborazione di più gruppi di ricercatori e, soprattutto, dalle osservazioni di uno stesso transiente in diverse lunghezze d’onda. In questo caso specifico, i dati di Campo Imperatore sono stati ottenuti nell’ambito della collaborazione GRAWITA (GRAvitational Wave Inaf TeAm): a seguito di una comunicazione di allerta (alert) di un transiente interessante circolato tra i membri della collaborazione, ci siamo subito attivati per ottenere delle osservazioni con gli strumenti a nostra disposizione. Con il telescopio Schmidt siamo stati in prima linea e abbiamo contribuito tempestivamente alla progettazione e all’esecuzione della campagna osservativa GRAWITA, anche grazie agli importanti lavori di ammodernamento della struttura e del telescopio stesso. Questo tipo di attività osservativa è molto simile a quello che accade nel caso di allerta di segnali gravitazionali, dove è fondamentale essere in grado di attivare le osservazioni in poche ore. L’osservatorio di Campo Imperatore si è dimostrato ancora una volta perfettamente all’altezza della situazione”.

Leggi l’articolo su MediaInaf.

 

 

Comments are closed.